Tanti anni fa, appena terminato il servizio militare, mi comprai un’auto, l’unica nuova che ho posseduto fin’ora. Decisi di iscrivermi all’automobil club d’Italia, meglio conosciuto come A.C.I.
Purtroppo come guidatore ero un po’ carente. Tamponai un’ auto in autostrada, per puro caso ero molto vicino ad un’uscita, nello specifico a Ospitaletto. Il titolare o presunto tale dell’officina autorizzata al soccorso stradale A.C.I. Mi vide dalla recinzione e si prodigó per effettuare il recupero. A quei tempi avevo un lettore di musicassette in auto connesso all’impianto tramite una spina Mammut.
Dovetti lasciare in officina l’auto dopo aver recuperato bagaglio e lettore lasciai l’auto in consegna all’officina. Ebbi anche la fortuna di tamponare una persona che abitava vicino a casa mia che mi diede un passaggio.
Dopo qualche giorno, l’auto era stata sistemata per poter almeno tornare a casa. Mio padre si occupó del ritiro, voleva sentire la musica, purtroppo secondo il responsabile dell’officina io strappai i cavi per togliere il lettore di nastri. Tornato a casa, ci accorgemmo che le casse installate sulla cappelliera erano scomparse. Ecco il motivo per cui furono strappati i cavi , per non far scoprire la malefatta.
Tempo dopo ebbi un secondo incidente in cui mi servì il traino in officina dell’auto. Questa volta dovetti pagare il traino e chiedere il rimborso all’Automobil Club. Naturalmente il rimborso era privo dell’IVA.
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Fine del mio rapporto con il succitato club e con la sua assenza di serietà